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5 minuti

“Non fare caso a me.
Io vengo da un altro pianeta.
Io ancora vedo orizzonti dove tu disegni confini.”

Sicuramente questo aforisma appartiene a Giuseppe Gaimari che dal 28 Febbraio in sella alla sua bici percorrerà 2000 km dalla regione dei Masai fino al Kilimangiaro in Kenia.
Il tutto per portare aiuti in 10 scuole che incontrerà durante il suo viaggio.

Attraverso il suo blog Maldavventura e i social è possibile vivere insieme a lui questa straordinaria  pedalata insieme alla sua guida che lo accompagna come un’ombra, attraverso il Kenia, dal lago Magadi fino al Kilimangiaro.
Ma oltre alle bellezze naturali come la savana con i suoi animali, il lago Vittoria, le Rift Valley o il famoso monte Kilimangiaro, Giuseppe avrà la fortuna di conoscere e vivere l’affascinante popolo Masai.

Daniela Cuomo, amica, curatrice della rubrica “Territori” profonda conoscitrice di questa terra e di questo popolo scrive “Quello che guida i miei passi è l’essere dentro quello che mi circonda . Conoscere un territorio per me vuol dire questo, entrare in una realtà senza preconcetti, per viverla e portarsela dietro per sempre.”
E’ lei che mi fa scoprire a poco a poco questa grande terra, i progetti umanitari che da anni la coinvolgono, e di cui si fa impegnata sostenitrice.

E ancora questa volta grazie a lei se posso farvi conoscere Giuseppe e la sua bicicletta e soprattutto vivere insieme a lui questo magnifico e significativo viaggio.

E dato che ci sono perché non sfruttare Daniela e suo marito David per farsi spiegare qualche ricetta africana?
Ospite a casa loro mi hanno preparato (su richiesta) i chapati, pane tipico dell’Africa orientale nonché dell’India, terre che si sono contaminate culturalmente per secoli.
E semplicemente un impasto di farina, acqua e olio che viene servito come accompagnamento, nel  senso letterale del termine , che aiuta cioè a raccogliere dal piatto le verdure o la carne.

 

chapati

Ingredienti:
Farina 0
Olio di semi
Acqua

Procedimento:
Lavorare insieme farina ed acqua fino a raggiungere una consistenza elastica e non troppo dura.
Ricavare tanti piccole palline, lavorarle come se fosse il cordoncino per gli gnocchi, dopodiché stenderlo con il mattarello e spennellarlo con l’olio.
Avvolgere la pasta nel senso della lunghezza e ricavare delle girandole che poi lascerete riposare.
Infine scaldate un padella antiaderente e spennelletela con dell’olio, stendete le girelle di pasta aiutandovi anche con le mani e cuocete in padella.
Molto più semplice vedere il video che ho fatto a David: video ricetta chapati

 

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Non specificato

La neve con il suo silenzio musicale , lo scricchiolio sotto i piedi, i rametti che si spezzano, il vociare dei bambini.
Si è ovvio ora che Libero sta crescendo la voglia di fargli scoprire le cose aumenta sempre di più e in queste settimane di neve annunciata mi ero già immaginata i suoi goffi piedini affondare nella neve.

Mi ricordo che quando ero piccola tutte le sere d’inverno, quando si annusava aria gelida provenire dal mare, mi addormentavo pregando di trovare l’indomani mattina tutto bianco.
Non so se era più l’eccitazione per l’evento naturale o la certezza di saltare la scuola!!
Fatto sta che anche da grande l’emozione che mi da l’attesa di una nevicata è incredibile!!

Per qualche giorno una coperta bianca nasconde tutto e al suo discioglimento qualcosa è ancora lì, come prima della nevicata, qualcos’altro è cambiato o è scomparso .
Diciamo che per quest’anno Libero dovrà rimandare la scoperta della neve, e che la mia coltre bianca sarà l’agenda dei buoni propositi del 2017.
Alcune cose sicuramente scompariranno depennate mio malgrado, ma spero tanto che la maggior parte potranno rimanere lì, con la spunta a fianco, fatto!
Questo dolce infatti è po’  bianco e soffice come un fiocco di neve e un po’ nero e amaro come le cose non riuscite.

Millefoglie meringa e gianduia.


Un dessert veloce, facile da preparare all’ultimo minuto, ma vi assicuro che l’effetto è grandioso!
Come succede per gran parte delle mie ricette gli ingredienti sono solo un suggerimento, potete dosarli o cambiarli secondo i vostri gusti!!

Ingredienti:
1 rotolo rettangolare di pasta sfoglia
500 ml di panna fresca
10 meringhe
250gr tavoletta cioccolato gianduia

Preparazione:
Per prima cosa preparate la sfoglia.
Tagliatela in parti rettangolari, ne verranno circa una ventina.
Cospargeteli di zucchero di canna.
Infornate a 180° per circa 15 minuti, o almeno fin quando diventano dorati in superficie.
Montate la panna fredda di frigo con un paio di cucchiai di zucchero a velo, dopodiché sbriciolate all’interno le meringhe.
Scaldate una piccola parte della panna e appena raggiunge il bollore spegnete.
Versatela, un po’ per volta,  sopra il cioccolato che avevate precedentemente spezzettato, mescolate finché non raggiunge una giusta consistenza.
Non resta che comporre il dolce.
Un cucchiaio di panna alla base sopra la pasta sfoglia, ancora panna ed infine la gianduia.

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20 minuti

Al giro di boa dei 6 mesi del mio piccolo ho imparato un principio fondamentale:
ottimizzare il tempo libero a disposizione.
Quindi la mattina scaletta delle priorità da sbrigare durante la giornata sapendo già che se andrò a realizzarle anche solo la metà sarà un successo.

Cucinare, quindi, è diventato soltanto un esercizio meccanico per sfamare la famiglia.
Più o meno gli stessi piatti, quelli che alla sera si possono facilmente riscaldare, si perché è possibile che la cena venga preparata il pomeriggio quando lui fa il pisolino.

Oppure tento di ottimizzare i tempi ma anche il numero delle stoviglie sui fuochi, perché vuoi mettere ricordarsi di aver acceso una sola padella anziché due o tre? Una andrà sicuramente bruciata.
E poi i dolci, le torte, le crostate quanto tempo che non impasto….domenica volevo fare una crostata di marmellata di  fichi per la settimana, ma nel sacchetto della farina avevano prolificato le farfalline.

Per non parlare delle foto ai piatti da postare, solo quelli del ristorante!!
Accantonata la macchina fotografica e i vari set ( anche se onestamente non  mi ci sono mai persa tanto dietro) e largo agli scatti veloci ed efficaci dello smartphone sempre più unto ma indispensabile.

 

Uova e verdure in tajine

Uova e verdure in tajine

Quindi questa ricetta è nata per caso , cucinata e fotografata così.
Niente di innovativo, strano o originale.
Ma semplicemente un piatto sano, buono e veloce.
Ah dimenticavo, tutto il tempo che cerco di limare di qui e di là è inversamente proporzionale alle ore di coccolamento che dedico  del mio ometto tutto speciale!!

Ingredienti:
4 uova
2 carote
2 zucchine
1 cipolla

1 porro
1 peperone
8 pomodorini
spezie

Procedimento:
Inizia preparando tutte le verdure tagliate a piccoli pezzi.
Versa dell’olio d’oliva nel fondo della tajine e quando sarà ben calda aggiungi prima la cipolla e lasciala rosolare per un po’, dopo aggiungi le verdure in ordine di tempo di cottura.
Quindi io ho messo la carota, il porro, il peperone, le zucchine ed infine i pomodorini tagliati a metà.
Questo perché le verdure non vanno girate.
Aggiungo dell’acqua dove ho stemperato delle spezie, io uso di solito curry, curcuma e zenzero, ma anche lo zafferano non ci sta male.
Quando sono cotte, circa 15 minuti dal momento che copro la tajine, aggiungo le uova, salo il tutto e chiudo per altri 5 minuti.
Dopo spengo il fuoco e lascio riposare il tutto per 5/8 minuti.

 

 

 

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15 minuti

Perché l’essenza della felicità si può trovare in poco più di un paio di metri quadrati:
nel letto, il sabato mattina, in mezzo a noi due, che ad occhi aperti ed increduli ti continuiamo a guardare da ore mentre tu dormi e ti dimeni.
E la Pela accoccolata ai nostri piedi che fa le fusa.

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Noi

Ma come tutte le belle storie anche questa ha avuto il suo inizio, oramai un bel po’ di tempo fa, ma non la comincerò con il tradizionale “C’era una volta” perché quello che c’era allora, fortunatamente, c’è anche adesso, e forse ancora di più!

I ricordi di noi che animano questa storia  sono tanti e tra questi le nostre prime cenette in casa, quando ancora non ne avevamo una nostra.
Ai fornelli ci stava rigorosamente lui, io sapevo fare ben poco allora, se non mangiare voracemente!

 

Ma non vi aspettate piatti eleganti, sofisticati e ben impiattati ….non ci pensavamo neanche a queste cose, il food non andava ancora di moda!!

frittata

Frittata di verdure

E allora largo alla sostanza, a qualcosa che potesse saziarci velocemente, ma con gusto!
Ricordo che il mio compito era quello di apparecchiare la tavola e sbattere le uova, poi mi sedevo ed aspettavo che lui mi servisse rigorosamente metà della frittata.

Ancora adesso, nonostante la mia abilità in cucina sia migliorata, il mago delle frittate rimane assolutamente lui!

 

La frittata di verdure è proprio una ricetta svuota frigorifero:
verdure, formaggi e qualche ritaglio di affettato.

Vi posso solo dire che gli ingredienti che proprio non mancavano mai nella nostra frittata erano la cipolla e le zucchine, oltre al formaggio grattugiato.

Chissà se questo piatto piacerà al nostro Libero;
dopo avergli raccontato la storia della frittata di verdure sicuramente il suo papà la cucinerà con lo stesso amore anche per lui.

 

Ingredienti:
4 uova
1 zucchina
1/2 melanzana
1/2 peperone giallo
1/2 peperone rosso
1 cipolla rossa
formaggio grattugiato
spezie

Procedimento: Continua a leggere

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Non specificato

Ogni tanto si aprono cassetti della memoria dove dentro ci sono ancora definizioni, date e frasi che risalgono all’epoca della scuola.
Succederà anche a voi, credo.
Ebbene, non so dire il perché, ma pensando a come poter scrivere questo nuovo post e questo piatto si è srotolata nella mia testa la definizione “una parte per il tutto” non sapendo minimamente a che cosa si riferisse.
Googolando sono risalita alla figura retorica della sineddoche che “consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di carattere quantitativo” (Wikipedia).
Fa proprio al caso mio.
Volevo parlare, infatti,  della bottega e dei vari significati che il termine può assumere, almeno in Toscana.

 

 

bottega

La bottega

In Toscana  il termine bottega non sta ad indicare soltanto il negozio dove sono esposte e vendute le merci, ma qualsiasi locale pubblico che possa ospitare il compaesano o l’amico per fare quattro chiacchere e magari, poi, compare qualcosa.
Come la falegnameria, l’ officina meccanica, il bar, il calzolaio, il panettiere o l’alimentari.
E come siamo bravi a declinare il sostantivo bottega in tutti i suoi suffissi: botteghina, botteguccia, bottegone, botteghino…..
Comunque un punto di riferimento per il paese o il quartiere a seconda di dove la si voglia collocare.

Pane

Pane e Pomodoro strusciato


E questo è quello che auguro ad un mio caro amico che dopo colpi di martello, pietre recuperate e architravi restaurati  ha ridato vita alla storica bottega di paese, di generi alimentari naturalmente!

Il recupero dell’antica insegna ripresa da foto scolorite del bisnonno, il restauro del pavimento che ha sopportato per decenni e decenni il peso delle possenti massaie che ogni giorno dovevano provvedere alla pasto della famiglia o dei bambini che prima di entrare a scuola si compravano la merenda.
E poi i ricordi, i nostri, hanno contribuito alla messa a punto dei dettagli.

 

E sempre per la teoria dei cassetti della memoria che si aprono all’improvviso ho sentito il profumo e il sapore della merenda che mia nonna mi preparava di ritorno da scuola.
Era lei che mi aspettava davanti al cancello, mi prendeva la cartella perché era troppo pesante e se la infilava nel braccio, come fosse una borsetta.
A giorni alterni mi comprava una bustina di figurine e poi arrivati a casa, senza neanche chiedermi che cosa volessi, mi preparava la merenda.
Io giravo la sedia davanti la Tv e Bim Bum Bam era li che mi aspettava.
Iniziava la sigla del cartone animato e sul tavolo alla mia sinistra trovavo un piattino con dentro due fette di pane unte con il pomodoro, e quando andava bene una fetta di mortadella o prosciutto.
E poi il succo alla pera.

Qui occorre una precisazione, non si tratta di pane e pomodoro come le moderne bruschette, ovvero con il pomodoro tagliato a cubetti e condito.
Ma il pomodoro, rigorosamente quello ciliegino, che nonna lasciava appeso sulle grucce, che veniva tagliato a metà e strusciato sul pane, sciocco naturalmente, e poi condito con sale, pepe ed olio extra vergine d’oliva.

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